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      E SUA DISTRUZIONEQuesto processo fece conoscere a Roma tutta la gravitā e l'estensione del male. Il cardinale Alessandrino chiese efficace cooperazione al governo di Napoli e deputō in Calabria due frati inquisitori, Valerio Malvicino ed Alfonso Urbino, nell'arte loro dottissimi, come vedremo. Reputava taluno che pių tardi vi si recasse egli stesso. Appena morto il Pascale, que' due erano giā a san Sisto, accompagnati da qualche auditore di Napoli e da un certo numero di milizie. Nulla i domenicani obliarono, nč preghiere, nč esortazioni, nč minaccie per intimorire o persuadere gli abitanti del luogo. Ma essi, piuttosto che andare a messa, disertarono le case loro, non lasciandovi che i vecchi, le donne e i fanciulli. Ei si vede che ignoravano sempre il carattere del nemico. E rifuggironsi pei boschi, in sui monti.
      Non avendo mezzi bastevoli ad inseguirli, i due frati recaronsi a Guardia, dodici miglia distante. Chiuse le porte, il borgo essendo murato, convocarono la moltitudine, ed annunziarono con isfacciata menzogna que' di san Sisto avere abiurato, esortandoli ad imitare il pio esempio. Il marchese vi aggiunge le sue preghiere e loro promette migliori condizioni temporali; quella semplice gente, sorpresa, ingannata, non sa che dire e si piega. Tuttavia, appena conosciuta la veritā, molti fuggono e raggiungono que' di san Sisto; anzi tutti se ne sarebbero iti, se lo Spinelli a forza di promesse non li avesse distolti.
      I due frati, d'accordo col marchese, raccolsero alla meglio rapidamente due compagnie di soldati avventurieri, destinandoli a cacciatori de' fuggiaschi pe' boschi.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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