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      Scoperto un loro nascondiglio i soldati rovinarono su quei disgraziati gridando: - Ammazza! Ammazza! - Quanti non caddero di tal modo, ricovraronsi sopra inaccessibili rupi, e chiesero di parlare col capitano. Lo supplicarono di compassione per le donne e i fanciulli; gli dissero che lą venuti da secoli colla medesima fede non suscitarono mai lagno, non meritarono un'offesa, nč un rimprovero mai; quando non si volesse loro concedere di rimanere pił a lungo senza rinunciare all'avito culto, proposero d'esulare per terra o per mare, secondo alle autoritą piacesse, non portando seco che il bisognevole pel viaggio, abbandonando i loro beni, anzi che commettere atti d'idolatria e perdere l'anima loro. Lo pregarono infine di far ritirare i soldati, per non ridurli a combattere di disperazione. Il capitano, non che arrendersi alle ragionevoli offerte, ne disfidņ la disperazione, e fece avanzare con baldanzosa spensieratezza in una gola le truppe. I Valdesi le dominavano dalle alture; assalironle quindi, ne uccisero gran parte, fra cui lo stesso capitano, Castagneta di nome, e sbaragliarono il resto.
      Lo che valse loro alcuni dģ riposati; durante i quali, per la resistenza di alcuni, s'andņ preparando lo sterminio di tutti. Gl'inquisitori scrissero a Napoli, ingrossando i fatti; dipinsero in ribellione il paese, e chiesero si vendicasse la legge divina ed umana, lo Stato e la religione, la maestą regia e quella di Dio.
      Il vicerč, lo spagnuolo duca d'Alcalą, sospinto da Roma, e per non essere vinto dal duca d'Alba, governatore delle Fiandre, che nel 1558 avea condannato a morte chiunque vendesse o comprasse libri acattolici, provvide che si mandassero truppe in Calabria, spedģ commissari e auditori di Vicaria che si aggiungessero a fra Valerio Malvicino, deputato apostolico e al vicario del vescovo di Cosenza.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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