Pagina (86/117)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Imperocchè i frati si mostrassero di sovente armati; per le baldracche loro furono visti battagliare, perfino dentro le chiese; raccogliendo ne' confessionali i segreti degli uni e degli altri, giovavansene poi per isvaligiare, forniti d'ogni più arcana notizia. Costoro la facevano da briganti alla sicura39.
      La voluttà di far sangue e l'amore di preda condusse rapidamente sotto le bandiere vicereali il fiore degli assassini e de' ladri, i briganti d'allora. La rea masnada, stromento di que' frati e del cardinale Alessandrino che in buona fede credeva attendere alla gloria di Dio, fu da loro incoraggiata e benedetta con tutte le indulgenze e tutti i privilegi che una volta piovevano sui crociati e sui martiri in Terrasanta. N'ebbero il comando il marchese di Buccianico ed Ascanio Caracciolo. Il 3 giugno stavano entrambi a Cosenza: e il marchese già era all'ordine con più di 600 fanti e 100 cavalli.
      Egli aveva già fatta una mezza campagna contro san Sisto, borgo oramai deserto e indifeso, riportandone piena vittoria. Abbruciò il borgo. A guardia di esso stavano circa sessanta uomini. Ei li prese, e adducendo che si ritrovarono alla morte del Castagneta, li fece impiccare o buttar dalle torri40.
      Que' briganti, vendicatori della gloria divina, furono d'immenso aiuto. Per la natura della lor vita conoscevano ogni nascondiglio delle foreste, ogni sentiero della montagna, ogni spelonca tra quelle rupi; onde contro que' miseri di san Sisto, dispersi, scorati, più valsero d'un esercito bene ordinato; e meritarono largamente la loro grazia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





Alessandrino Dio Terrasanta Buccianico Ascanio Caracciolo Cosenza Sisto Castagneta Sisto