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      Si aperse una vera caccia ai fuggiaschi; la massima parte morì sgozzata, qua e là sorpresa, inerme e mezzo finita dai patimenti; altri furono sbranati da cani, educati alla caccia dell'uomo; altri, rintanitisi per caverne ed inaccessibili luoghi alpestri, perirono di fame.
      Così non rimanevano di san Sisto superstiti che quelli ricoveratisi dentro Guardia.
      XVCADUTA DI GUARDIA
      Mentre le orde vicereali così utilmente spendevano il tempo, i padri inquisitori, simulando aborrire da siffatte esecuzioni militari, prodigavano discorsi di pace e di amore cristiano per far cadere senza lotta nelle lor reti i cittadini di Guardia. Costoro reputando fuggire al lione, stavano per abandonarsi nelle fauci del serpe.
      Come cadesse Guardia, veramente s'ignora. Le versioni degli storici tanto di Napoli, come Valdesi, riduconsi nel fondo a due sole, entrambe non degne di cristiani e di gentiluomini. Ecco la prima, registrataci da Tommaso Costo, napoletano, cattolicissimo, e perciò a questo proposito meritevole di fede. Il marchese di Fuscaldo, che a feudo possedeva anche Guardia, scorgendo che qui s'aumentavano le difese ed i difensori, timoroso del peggio per non essersi mai dimostrato un crudel signore verso i Guardioti esattissimi negli oblighi loro, sentì la necessità di guadagnarsi le grazie del vicerè e forse dissipare i sospetti della inquisizione nascenti contro di lui. Egli dunque tentò insignorirsi di Guardia, senza attendere le truppe crociate. A cui non bastando i suoi uomini d'arme, ricorse ad uno stratagemma, a un tranello.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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