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      Come signore de' luoghi, egli finse dover spedire in Sammarco una cinquantina di delinquenti ed essendo inoltrato il giorno chiese di farli pernottare nel castello di Guardia, e l'ottenne. Il comune non si niegava punto alla signoria del marchese; non si proponeva che di difendere la propria vita contro le orde vicereali, sapendo dietro l'esempio di san Sisto che non era a sperare misericordia. Li supposti delinquenti erano uomini d'arme dello Spinelli; ed entravano in Guardia scortati da cinquanta altri giovani, tutti armati di sotto alle vesti di archibugietti a ruota. Que' di Guardia eran gente semplice, di buona fede. Lo stratagemma, comunque inorpellato, raggiunse lo scopo. Caduta profonda la notte, que' cento uomini sbucarono dalle carceri e dal castello, si avventarono per le case, facilmente s'impadronirono del luogo e con prestabilito segnale ne avvisarono lo Spinelli, appostato nelle vicinanze con altri armati. Così avrebbe egli potuto imprigionare i più notevoli di que' terrazzani, e dare il luogo senza contrasto in balia delle truppe41.
      Tutto questo può essere, ma può essere non meno la versione che troviamo negli storici delle Valli. I padri inquisitori, dopo essersi mostrati amici, desiderosi della lor conversione, ma schivi dalle pene corporali, invitano quelli di Guardia al loro cospetto, perchè si compongano colle buone. La popolazione rassicurata obedisce; e più di seicento persone convengono intorno a loro. I frati gettano allora la maschera; da truppe che sbucano repentine fanno afferrare settanta individui, e condurli in catena a Montalto, ove fra Valerio aspettavali.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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