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      Potrei citare vari altri particolari esempi, ma ne sceglierò uno solo e lo prenderò dal libro immortale sull'origine delle specie. In Inghilterra è invalsa la moda dell'allevamento di una moltitudine di razze di colombi; è invalsa con quella specie di manìa, ma con quella intelligente ostinazione che anima, fra i biondi figli di Albione, siffatto genere di passatempi. La cosa andò al punto da dare origine alla fondazione di vari clubs di colombicoltori.
      Or bene, Darwin ha fatto uno studio affatto particolare delle varie razze di questi uccelli, ed ha trovato che la loro variabilità tocca veramente il maraviglioso. Il becco, il colore e la qualità della piuma, il numero delle penne timoniere, la proporzione delle remiganti, il numero delle vertebre, i caratteri delle gambe, dello sterno, i costumi stessi, tutto varia da una razza all'altra. Non v'è più un carattere che tenga fermo fra quelli che sono di maggior valore come distintivi delle specie ornitologiche.
      Eppure non possiamo a meno che riconoscere la derivazione di tutte queste razze da un'unica specie, che è il colombo torraiuolo (Columba livia). Cercate di far accettare questa conclusione ad un semplice amatore di piccioni, vi risponderà con una ripulsa non meno energica di quella che ci possiamo aspettare da un naturalista della vecchia scuola, davanti all'idea logica e conseguente di derivare alla loro volta da un unico e solo più lontano stipite comune tutte le specie de' colombi.
      Vero è che in tutte le variazioni delle nostre specie di animali domestici interviene sempre l'azione dell'uomo più o meno diretta, ora metodica, ora incosciente.


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L'uomo e le scimie
di Filippo De Filippi
1864 pagine 53

   





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