Pagina (12/53)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma l'uomo che si sente uomo non si rifiuta mai dallo spingere lo sguardo sotto il velame delle apparenze.
      Mettiamo sulla bilancia le differenze e le analogie dell'uomo colle scimie: notate bene che parlo di bilancia e di misure, perché il nostro esame deve ora aggirarsi soltanto su quello che si può vedere, toccare e pesare.
      La diversità grandissima della faccia si presenta qui per la prima. Quella del chimpansé è la meno lontana dall'aspetto umano; quella del gorilla invece spaventosamente bestiale. Ma non mettiamo a confronto con queste scimie la testa di Napoleone o dell'imperatore Nicolò, prendiamo quella di un Papou, di un nero dell'Australia, ed allora la distanza fra i due soggetti di confronto scema d'assai. L'angolo faciale delle razze umane oscilla fra due estremi che sono 85° e 64°; ma nelle scimie troviamo un massimo poco discosto dal minimo umano; nel giovane orangoutang, in cui la prima dentizione non sia ancora compiuta, l'angolo faciale è di 60°. Una diversità fra l'uomo e la scimia da questo lato esiste senza dubbio, ma una diversità di grado e nulla più.
      Enorme è la lunghezza delle estremità anteriori nell'orang-outang; colle dita distese giungono fin presso al calcagno; e da questo lato vincono il chimpansé ed il gorilla. Le estremità anteriori giungono in quello fino alla metà, in questo fino al terzo superiore della gamba. Ma le estremità anteriori ci offrono materia a ben più importante considerazione.
      Nell'uomo e nelle scimie di rango più elevato, la lunghezza del braccio oltrepassa quella dell'antibraccio, nelle scimie americane incomincia la proporzione inversa, cioè la prevalenza dell'antibraccio sul braccio; anche la lunghezza relativa della mano è in proporzione crescente, partendo dalla specie umana.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'uomo e le scimie
di Filippo De Filippi
1864 pagine 53

   





Napoleone Nicolò Papou Australia