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      Or bene, non si sfugge da questo dilemma: o si vuole considerare soltanto la parte materiale dell'uomo, ed allora, in buona zoologia, non si può concedere questa separazione, v'è troppa rassomiglianza fra l'uomo e la scimia; o si vuole far entrare nel confronto anche la virtualità, ed allora, in miglior zoologia, v'è troppa distanza. Insomma, o signori, non saremo indiscreti se forzeremo la mano a questo dispensatore di blasoni. Cerchiamo francamente l'investitura di un regno: una voce interna ci dice abbastanza che lo meritiamo.
      Invero questo diritto ci fu già da alcuni ampiamente riconosciuto, da Nees di Esenbeck, da Jan, da Quatrefages, ma il regno umano, quarto regno della natura, è posto, da alcune grandi potenze scientifiche, nelle stesse condizioni nelle quali si trova nel mondo politico l'Impero Germanico. Vediamo quale de' due si costituirà più presto.
      La legittimità di questo regno non può essere contrastata. Chi la acconsente e chi la rifiuta concorre egualmente a dimostrarla, poiché di tanti assoluti distintivi morali dell'uomo, di tanti suoi attributi esclusivi, due sono certissimi: quello di mettere se stesso in quistione, e l'altro di porsi in lotta co' suoi propri sentimenti. Chi non vuol riconoscere come appannaggio esclusivo dell'uomo il dubbio filosofico, il sentimento morale, il religioso, dovrà vedere nel fondo del calice delle miserie umane queste affatto caratteristiche e proprie, che sono il maligno sospetto, la menzogna, il suicidio.
      Come la virtualità decida sola sul posto di un essere vivente nella natura, io lo posso dimostrare cogli stessi procedimenti incontrastati della filosofia naturale.


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L'uomo e le scimie
di Filippo De Filippi
1864 pagine 53

   





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