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      I suoi Sermoni giovanili che si conoscono, pubblicati dal professore Antonio Stoppani, risalgono agli anni 1803 e 1804. Il terzo Sermone, diretto all'amico Pagani, fu scritto dalla patria stessa del Gozzi, nel marzo dell'anno 1804.[Veggasi la lettera diretta da Venezia al Pagani, pubblicata dal signor Carlo Romussi] Il Poeta sente d'avere un po' malato il cervello; egli s'era innamorato in quel tempo, egli, diciottenne studente, di una ragazza veneziana sulla trentina, ed era andato tanto in là ne' desiderii e nelle speranze da chiederle la mano. "All'età vostra (gli fu risposto) si pensa ad andare alla scuola, non a fare all'amore." - "Sotto quella doccia a freddo (scrive lo Stoppani) la guarigione fu istantanea, nè di quell'aneddoto altro rimase al Manzoni che la memoria per riderne piacevolmente coi famigliari negli anni più tardi."
      Egli si consola dunque della disgrazia amorosa nella gioconda vita e nei versi; non ha ardori belligeri, nè smania di divenire un gran filosofo, od un legislatore e uomo di Stato potente; la sua cura solenne sono i versi:
     
      Valido è il corpo in prima, e tal che l'opraNon chiegga di Galen; men sano alquanto
      Il frammento di Giove, e non è radoChe a purgar quei due morbi, ira ed amore,
      O la febbre d'onor, mi giovin l'erbeDell'orto epicureo. Chè se mi chiedi:
      A che l'ingegno giovinetto educhi?
      Non a cercar come si possa in campoMandar più vivi a Dite, o, con la forza
      Del robusto cerèbro, ad un volereRidur le mille volontà del volgo,
      E i feroci domar; ma freno imporre


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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