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      Agli indocili versi, e i miei pensieriChiuder con certo piè; questa è la febbre,
      Di cui virtù di farmaco o di votoNon ho speranza che sanar mi possa.
     
      A scuola, noi lo abbiamo già detto, i versi gli erano sempre piaciuti; ora che egli, avendo il primo pelo sul mento, potrebbe quasi già venir coscritto fra le milizie del Regno, risolve consacrar tutto il suo tempo alla poesia:
     
      Ed or di pel già sparso il mento e quasiFra i coscritti censito, in quella mente
      Vivo, e quant'ozio il fato e i tempi iniquiA me concederanno, ho stabilito
      Consacrarlo alle Muse. Or come il mioFuror difenda, dolce amico, ascolta.
     
      Egli, discepolo ideale del Parini, non cura le ricchezze, nè l'illustre discendenza, nè i palazzi, nè la gran signoria, nè il rumore di eccelsi fatti, perchè ne parlino i tardi nepoti; Giove, a lui più mite, lo obbliga ai versi. Ma quali versi? Oramai gli vennero a noia i sonanti, e però, prendendo nota di ciò che vede intorno a sè, che non è degno di poema, egli prosegue a scrivere umili sermoni, ad occuparsi di quella povera plebe, che sarà pure primissima cura dell'Autore de Promessi Sposi:
     
      Or ti dirò perchè piuttosto io scelgaNotar la plebe con sermon pedestre,
      Che far soggetto ai numeri sonantiDetti e gesta d'eroi. Fatti e costumi
      Altri da quei ch'io veggio a me ritrosaNega esprimer Talìa.
     
      Egli avrebbe bisogno, per rappresentar degli eroi, di vederne intorno a sè; ma non ne vede pur troppo; quelli che vorrebbero passare per eroi, invece di destare in lui ammirazione, lo fanno più tosto ridere.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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