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      Incomincia il Poeta accortamente col rivolgersi alla madre, rammentando com'egli fosse solito a scusarsi presso di lei, per avere fino a quel di coltivata solamente la poesia satirica, poichč non gli era apparso sopra la terra un solo raggio di virtų, al quale potesse consacrare l'ingegno poetico. Ma, dopo avere inteso come la madre rimpiangesse la rara virtų dell'amico che le era stato tolto, gli parve almeno che il ricordo di quelle virtų potesse destare in alcuno il proposito di farle rivivere in sč. Il giovine Poeta vede veramente o immagina d'avere veduto in sogno il conte Carlo Imbonati, ma in figura di malato giā consunto dal proprio male. Egli serba tuttavia sempre molta calma nell'aperto volto e nell'aspetto, i quali inspirano pronta fiducia anche agl'ignoti. Pensosa č la fronte di lui, mite e sereno lo sguardo, il labbro sorridente. Il Poeta ventenne fa prontamente atto di volerlo abbracciare e di favellargli:
     
      ma irrigiditaDa timor, da stupor, da reverenza
      Stette la lingua.
     
      Allora l'Imbonati stesso prende a parlare, e dice come un affetto imperioso lo muova a ritornar presso di lui, che, nel fine di sua vita, era stato oggetto dei suoi pių vivi desiderii:
     
      E sai se, quandoIl mio cor nelle membra ancor battea,
      Di te fu pieno, e quanta parte avestiDegli estremi suoi moti. - Or, poi che dato
      Non m'č, com'io bramava, a passo a passo,
      Per man guidarti su la via scoscesa,
      Che, anelando, ho fornita, e tu cominci,
      Volli almeno una volta confortartiDi mia presenza.
     
      L'Imbonati, non credendo forse ancora imminente l'ultimo suo giorno, avea diretta al giovine Manzoni che, in quel tempo, dovea condurre fra la gioventų milanese una vita alquanto dissipata, una prima ed ultima lettera eloquente, dove gli dava alcuni suoi consigli amorosi, fiducioso certamente di deporre il buon seme in ottimo terreno.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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