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      Ma i preti furono solleciti a levarne soverchio romore e a trarne troppo grande profitto. Parlando, nel 1806, dei preti italiani che assediano il letto de' moribondi, in una lettera diretta all'amico Pagani, il ventenne Manzoni usciva in un fiero lamento, dichiarando ch'egli voleva rimaner lontano "da un paese, in cui non si puō nč vivere nč morire come si vuole. Io preferisco, proseguiva egli, l'indifferenza naturale dei Francesi che vi lasciano andare pei fatti vostri, allo zelo crudele dei nostri che s'impadroniscono di voi, che vogliono prendersi cura della vostra anima, che vogliono cacciarvi in corpo la loro maniera di pensare." Due anni dopo aver levato questo vivo lamento, Alessandro Manzoni doveva egli stesso cadere in cura d'anima, ed il tristo frutto di questo stato di forzata docilitā, alla quale egli si sottomise, fu una sterilitā intellettuale che durō quasi dieci anni, 1808-1818, e, per l'appunto i dieci anni pių belli della sua vita, ne' quali con molto stento, con molti pentimenti, il Manzoni riuscė a pena a mettere insieme quattro Inni sacri, due Parodie letterarie e due povere e stentate Canzoni politiche di genere classico. Si dirā: in quegli anni, egli si godette le sue prime gioie domestiche, ed attese a' suoi affari un po' imbrogliati ed alle cure agrarie, ed č vero; ma nč le une nč le altre hanno mai impedita la manifestazione del genio. Il Manzoni ebbe, pur troppo, in quegli anni un'idea fissa, che non era la sua, un'idea che gli aveano messa; e quando v'ha un'idea fissa, tutte le altre idee, per quante siano, e per quanto originali, non trovano l'opportunitā e l'agevolezza di manifestarsi.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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