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      Pensier del vïolento;
      Vi spira uno sgomento,
      Che insegni la pietà.
      Per te sollevi il poveroAl ciel ch'è suo, le ciglia;
      Volga i lamenti in giubilo,
      Pensando a Cui somiglia;
      Cui fu donato in copia,
      Doni con volto amico,
      Con quel tacer pudìco,
      Che accetto il don ti fa.
      Spira dei nostri bamboliNell'innocente riso;
      Spargi la casta porporaAlle donzelle in viso;
      Manda alle ascose verginiLe pure gioie ascose;
      Consacra delle sposeIl verecondo amor.
      Tempra dei baldi giovaniIl confidente ingegno;
      Reggi il viril propositoAd infallibil segno;
      Adorna la canizieDi liete voglie sante;
      Brilla nel guardo erranteDi chi sperando muor.
     
      Dopo queste strofe sacre il Manzoni non ne scrisse altre; egli sentì che non si poteva andare più in su, tutti i dogmi religiosi si riducono finalmente ad una sola parola: amate. Dopo aver cantato l'amore, dopo averlo probabilmente sentito nella sua maggior veemenza, e sotto le varie forme, con le quali nella vita si può amare, il Manzoni stava per espandere liberamente il suo genio giovanile già temprato, e per drizzare il suo proposito virile a segno infallibile. Ma il confessore gli stava ancora presso per ricordargli ch'egli avea dato di sè pubblico scandalo, e che come pubblico era statolo scandalo, pubblica dovea essere la riparazione(49). Non bastava che ci fosse diventato cattolico, e che egli avesse composto inni intieramente ortodossi; doveva adoprare tutto il suo ingegno in difesa della religione cattolica. La Chiesa sapeva bene quanto quell'ingegno valesse, e se lo volle appropriare.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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