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      Il Manzoni lavorava dunque sotto una duplice censura, l'austriaca e l'ecclesiastica; ed abbiamo tutte le ragioni di credere che, se la prima sacrificò qualche parola, la seconda ci privò di molte belle pagine e chi sa forse d'intieri volumi manzoniani. Non apprendiamo forse dalle lettere del Manzoni al Tosi che questi cercava pure distoglierlo, nel 1824, dal lavoro sulla lingua italiana, al quale il Manzoni fin da quel tempo attendeva, temendo ch'egli vi si affaticasse troppo ed entrasse in polemiche letterarie? Polemiche contro il Sismondi per la difesa del Cattolicismo si potevano fare, e non erano da temersi; il Manzoni dovea invece più tosto riposarsi in un ozio beato ed infingardo, che correre il pericolo di agitare in Italia alcuna nuova questione letteraria che poteva divenir nazionale. Ma io qui mi fermo, per timore di cambiare il mio studio biografico sopra il Manzoni in una specie di processo contro il suo confessore, che, lo ripeto, era uomo di santi costumi, ed aggiungerò ancora di svegliato ingegno e d'animo liberale ed amantissimo della patria; ma i sillogismi cattolici sono terribili e fatali per la loro angustia; chi si rassegna a ragionare in quel dato modo, come l'esemplare delle opere del Voltaire già possedute dal Manzoni, avrebbe potuto indifferentemente sopprimere il genio del Manzoni. Alcune delle lettere di lui al Tosi ci fanno paura; questa per esempio: - "Veneratissimo e Carissimo Signor Canonico. Le rispondo immediatamente, perchè Ella possa assicurare la nota persona che tutto sarà saldato.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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