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      E coi proprii il Manzoni sentiva pure profondamente i dolori della patria avvilita ed oppressa sotto l'ignominia d'un Governo straniero.
      Nella Prefazione del Conte di Carmagnola il Manzoni stesso dichiarò che una delle ragioni che lo determinarono a introdurvi i Cori, fu questa, che "riserbando al poeta un cantuccio dov'egli possa parlare in persona propria, (essi) gli diminuiranno la tentazione d'introdursi nell'azione, e di prestare ai personaggi i suoi proprii sentimenti, difetto dei più noti negli scrittori drammatici." Ma, quando leggiamo uno scrittore come il Manzoni, dobbiamo guardar sempre al senso preciso che vogliono aver le parole; egli non dice già che i Cori toglieranno, ma solamente che essi diminuiranno all'autore la tentazione di mettersi in iscena. Approfittiamo dunque di questa mezza negazione, che implica necessariamente una mezza affermazione. In una bella lettera che il Manzoni scrisse nel febbraio dell'anno 1820 al suo amico abate Gaetano Giudici di Milano, rimasta fino ad oggi inedita, trovo, fra le altre, queste parole: "Io aveva sentito che le circostanze e le azioni del Carmagnola non erano in proporzione coll'animo suo e coi suoi disegni; ma questa dissonanza appunto è quella che io ho voluto rappresentare. Un uomo di animo forte ed elevato e desideroso di grandi imprese, che si dibatte colla debolezza e colla perfidia de' suoi tempi, e con istituzioni misere, improvvide, irragionevoli, ma astute e già fortificate dall'abitudine e dal rispetto, e dagl'interessi di quelli che hanno iniziativa della forza, è egli un personaggio drammatico?


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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