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      Fortunatę anates quibus ęther ridet apertus,
      Liberaque in lato margine stagna patent.
      Nos hic intexto concludunt retia ferroEt superum prohibent invida tecta diem.
      Cernimus heu! frondes et non adeunda viretaEt queis misceri non datur alitibus.
      Si quando immemores auris expandimus alas,
      Tristibus a clathris penna repulsa cadit.
      Nullos ver lusus dulcesve reducit amores,
      Nulli nos nidi, garrula turba, cient.
      Pro latice irriguo, lęto pro murmure fontisExhibet ignavas alveus arctus aquas.
      Crudeles escę, vestra dulcedine captaeDucimus ęternis otia carceribus.
     
      L'Austria ricevette pure i primi colpi dal giovinetto Manzoni, nel Trionfo della Libertą:
     
      S'alzņ tre volte e tre ricadde al suoloSpossata e vinta l'Aquila grifagna,
      Che l'arse penne ricusāro il volo.
      Alfin, strisciando dietro a la campagnaLe mozze ali e le tronche ugne, fuggģo
      Agl'intimi recessi di Lamagna.
     
      Non ci meravigliamo dunque che tra i Martiri dello Spielberg il conte Confalonieri sapesse a memoria e recitasse parecchie terzine del poema giovanile d'Alessandro Manzoni. L'anima gloriosa del francese Desaix caduto a Marengo combattendo contro gli Austriaci per quella che si sperava potesse divenire la libertą d'Italia, appare in una specie di Olimpo al giovine Poeta, il quale, pure imitando il noto incontro di Virgilio con Sordello, sa ancora trovare e produrre un nuovo effetto poetico:
     
      Allor ch'egli me vide il pič ramingoTraggere incerto per l'ignota riva,
      Meditabondo, tacito e solingo,
      A me corse gridando: "Anima viva,
      Che qua se' giunta, u' solo per virtute,


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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