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      È vero che, superate le difficoltà, ci vuole poi l'ingegno per far bene. Ma il Fauriel mostrava che qui il campo era assai vasto e glorioso. E ardiva, per certo, rimandare all'amico un rimprovero che ne avea ricevuto sovente; e incitarlo a non voler prendere per regola del suo lavoro un ideale di perfezione, a cui non è dato giungere interamente, neppure a coloro che ne hanno in sè il sentimento. E rifacevagli quella guerra che spesso il Manzoni compiacevasi fare a lui, per troppa incontentabilità. Il Fauriel era infatti incontentabile in ciò che componeva, ma sulle cose; il Manzoni sullo stile." Noi possiamo ora trovar ragionevoli i temperamenti del Fauriel, ma dobbiamo essere persuasi ch'essi non convincevano il Manzoni, il quale mirava ad ogni specie di perfezione, e riconosceva come un elemento di perfezione l'unità.
      Bisognava in Italia scrivere popolarmente per essere intesi da tutti, bisognava parlare una sola lingua, avere una sola fede religiosa, una sola fede politica; senza di ciò non vi è armonia e vera grandezza italiana. Il centro dell'unità del linguaggio doveva esser Firenze, quello dell'unità della fede Dio, come lo intende e lo spiega la Chiesa cattolica. Voleva pure unità di stirpe nel popolo italiano, e però nel suo celebre Discorso sopra la Storia de' Longobardi che ebbe il merito di promuovere in Italia una nuova serie d'indagini storiche molto importanti(55), escludeva i Longobardi conquistatori da quel popolo italiano che aveano vinto ed oppresso e derubato, ma in nessun modo, potuto assimilarsi.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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