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      XIX.
     
      IL MANZONI E LA CRITICA.
     
     
      Appena che i Promessi Sposi si pubblicarono, il pubblico li comprò e li lesse avidamente(75): se ne fecero subito in tutte le provincie d'Italia ristampe, in Francia, in Germania, in Inghilterra traduzioni. Il pubblico lesse ed ammirò; parecchi nobilissimi ingegni sacrarono tosto con parole di vero entusiasmo il capolavoro della moderna prosa italiana; i soli letterati di professione, facendo il loro solito invido mestiere, criticarono indegnamente. Ma il pubblico, come spesso accade, non gli ascoltò; i Promessi Sposi diventarono, in poco tempo, classici; i luoghi descritti nel romanzo parvero degna mèta di nuovi pellegrinaggi ideali; i tipi de' Promessi Sposi diventarono tutti popolari; il romanzo parve così poetico, che un Del Nobolo si provò pure a mettere quella storia in versi; la pittura, la musica s'impadronirono di quel tèma popolare, reso illustre da una mente sovrana; fino ad oggi le edizioni italiane del romanzo superano le centocinquanta. Nessun libro italiano è forse mai stato letto di più; e pure è singolare che oggi, dopo oltre cinquant'anni, ci siano ancora da scoprire ne' Promessi Sposi tante finezze, tante bellezze che erano passate intieramente inosservate. Un commento ai Promessi Sposi rimane ancora da farsi e non può mancare. Il libro è assai piano, e non sembra abbisognarne: e pure confido che quanto ne sono venuto dicendo fin qui, abbia già convinto alcuno di voi che in questa come in tutte le opere del genio si può sempre scoprire qualche abisso inesplorato.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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