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      Chè molte cose de' Classici erano piaciute, perchè avevano trovato negl'intelletti una disposizione a gustarle, nata da circostanze, da idee, da usi particolari che più non sono. Che, fra i moderni stessi, più vantati son quelli che non imitarono, ma crearono; o, per parlare un po' più ragionevolmente, seppero scoprire ed esprimere i caratteri speciali, originali, degli argomenti che presero a trattare; vi è un po' di contradizione nel dire: prendete a modelli quegli scrittori che furono sommi, perchè non presero alcun modello." Egli non può tollerare l'impero delle leggi stabilite, con molto arbitrio, dai retori. "Ricevere (egli esclama) senza esame; senza richiami, leggi di tali, e così create, è cosa troppo fuori di ragione. E quale infatti (aggiungeva) è l'effetto più naturale del dominio di queste regole? Di distrarre l'ingegno inventore dalla contemplazione del soggetto, dalla ricerca de' caratteri proprii ed organici di quello, per rivolgerlo e legarlo alla ricerca e all'adempimento di alcune condizioni talvolta affatto estranee al soggetto, e quindi d'impedimento a ben trattarlo. Una delle lodi che noi Italiani in ispecie diamo ai poeti che più siamo in uso di lodare, non è ella forse dell'aver eglino abbandonate le norme comuni, dell'essersi resi superiori a quelle, dell'avere scelta una via non tracciata, non preveduta, nella quale la critica non aveva ancor posti i suoi termini, perchè non la conosceva, e il genio solo doveva scoprirla? Se essi dunque hanno fatto così bene, prescindendo dalle regole, perchè ripeteremo sempre che le regole sono la condizione essenziale del far bene?


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





Classici Italiani