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      Le uscite manzoniane erano tutte impensate e quasi sempre felici. Lo stesso imbarazzo che il Manzoni provava talora nell'esprimersi, poichè qualche volta e ne' momenti per l'appunto che egli aveva una maggior fretta di parlare, gli accadeva di balbettare, aggiungeva una nuova forza alle parole che uscivano poi come palle esplodenti. E sopra quel suo difetto organico egli avea preso la buona abitudine di ridere il primo, per toglierne la volontà ed il pretesto agli altri.
      La balbuzie di Alessandro Manzoni (scrive Antonio Stoppani) non era una balbuzie di genere comune come sarebbe quella, per esempio, consistente in una specie di sincope momentanea dell'organo vocale.... Il Manzoni non era nemmeno di quelli che vanno soggetti a quella specie di paralisi mentale momentanea, per cui la parola, benchè comunissima, rifiuta di presentarsi nell'istante, in cui si ha bisogno di proferirla.
      Io, diceva il Manzoni, la parola la vedo; essa è lì; ma non vuole uscirmi dalla bocca;" quando era in questo caso, troncava improvvisamente il discorso. "Se la si lascerà dire," soggiungeva l'illustre paziente: e dopo questa specie di scongiuro, pronunciava senza difficoltà quella parola che prima s'era rifiutata assolutamente a pigliar forma sensibile nella sua bocca. Avendo Don Giovanni Béttega, ora parroco di Anzano, avuto occasione di presentargli, Alessandro Manzoni, giocando di parole sul cognome di quel bravo ecclesiastico che, pronunciato lungo, in dialetto lombardo vuol dire balbetta: "Lei, disse, ha il nomen ed io l'omen.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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