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      Nella lettera che scrisse al Briano per rinunciare alla deputazione, il Manzoni fece pure allusione alla sua balbuzie; ad un amico poi che gli domandava perchè non avea voluto esser deputato, egli, scherzando, rispondeva:
      Poniamo il caso che io volessi parlare e mi volgessi al presidente per domandargli la parola, il presidente dovrebbe rispondermi: - Scusi, onorevole Manzoni, ma a lei la parola io non la posso dare. -"
      Ma non è qui il luogo di raccogliere aneddoti, tanto più che il loro numero, se gli amici del Manzoni superstiti vorranno ricordarli e parlare, può divenire infinito. Ho qui solamente toccato di un difetto fisico del Manzoni solamente per mostrare come anche da esso il Manzoni abbia saputo trovar nuovo alimento alle sue inesauribili arguzie.
      Molti venivano a domandargli pareri letterarii in iscritto, ma inutilmente.
      Un parere scritto gli era pure stato chiesto, prima ch'esso pubblicasse le sue Novelle, dall'illustre poetessa piemontese Diodata Saluzzo, ed egli allora s'era schermito con queste parole: "Ella dee dunque sapere che io ho un'avversione estrema, come una specie di terrore, all'esprimere giudizio su cose letterarie, massime in iscritto, e a ridurre in breve i motivi; questa avversione nasce in me dall'incertezza o, dirò meglio, dalla improbabilità di farlo bene, e dalla difficoltà del farlo comunque. Il giudizio di una parola può essere, ed è sovente, derivato da principii di una grande generalità; di modo che non sia possibile motivarlo, nè quasi esprimerlo, senza espor quelli, cioè senza scarabocchiar molte pagine.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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