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      Non potendo piů esser riguardato come primo fra i poeti della Danimarca, il Bággesen lasciava nuovamente il suo paese nell'anno 1807, e soggiornava ora in Francia, ora in Germania, fino all'anno 1814, scrivendo ora satire ed epigrammi, ora inni d'amore pel suo paese, secondo il suo vario umore poetico. Natura mobile, egli subiva facilmente e mutava impressioni ed idee, in contradizione e lotta continua fra lo spirito romantico ed il classico, fra la fede e lo scetticismo. Il nostro giovane Manzoni, per mezzo del Fauriel, conobbe il Bággesen in Parigi fra gli anni 1806 e 1808, e fu tra i suoi piů caldi ammiratori. Il Fauriel non fu amico inutile dei letterati e filosofi, dei quali divenne famigliare; com'egli rivedeva, prima della stampa, gli scritti del Tracy, attirava il Cabanis alle ricerche storiche, come piů tardi traduceva e raccomandava ai Francesi le tragedie del suo Manzoni, cosě, innamoratosi della Parteneide del Bággesen, imprese a tradurla e quasi a rifarla, facendola precedere da una introduzione, ove scriveva il Sainte-Beuve: "A la définition délicate qu'il donne de l'idylle, ŕ la peinture complaisante et suave qu'il en retrace, je crois retrouverŕ travers l'écrivain didactique l'homme heureux et sensible, l'hôte de la Maisonnette et l'amant de la nature." Il Fauriel confessava poi che, primo il Bággesen, nella Parteneide, gli aveva dato: "le sentiment des Alpes," e per questo pregio gli perdonava molte stranezze; il Botta ed il Manzoni parteciparono a quell'ammirazione.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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