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      (49) Dopo la morte del Manzoni, fu raccontato che il grand'uomo un giorno a chi lo ringraziava del bene ch'egli avea fatto, rispose commosso: "Senta, se c'è un nome che non meriti autorità, questo nome è il mio. Lei forse non sa che io fui un incredulo e un propagatore d'incredulità e con una vita conforme alla dottrina, che è il peggio. E se la Provvidenza mi ha fatto vivere tanto, è perchè mi ricordi sempre che fui una bestia e un cattivo." Il Manzoni evidentemente, per eccesso di umiltà cattolica e d'immaginazione, si calunniava, esagerando la propria giovanile empietà e gli stravizii della sua vita di studente.
      (50) Poichè il professor Giovanni Rizzi, dalla cortesia del quale io l'ho ricevuta, mi permette di valermene, io me ne valgo nel solo modo che mi sembri conveniente, cioè stampandola tutta:
     
      Parigi, 7 febbraio 1820.
      Cariss. e Pregiat. Amico,
     
      Sarei impacciato a ringraziarvi degnamente non solo dell'amabile pensiero che avete avuto di scrivermi, ma anche della pazienza che avete posta a regolare la vostra penna in modo che nulla per me fosse perduto dei preziosi sentimenti vostri, se non sapessi da lungo tempo quanto sia facile saldare con voi questi conti, e che voi vi tenete pagato d'ogni cosa, quando sappiate che con essa abbiate fatto piacere altrui. Sappiate dunque che la vostra lettera me ne ha cagionato uno dei più vivi e durevoli che per me si potessero provare, e che letta e riletta fra noi ha fatto una specie di festa di famiglia. Io non dubitava della continuazione della preziosa vostra amicizia, sapendo che è questo un dono che voi non prodigate nè ritirate leggermente, all'uso del mondo; ma le assicurazioni e le espressioni di essa, nutrendo le più care memorie dell'animo mio, l'hanno giocondamente e profondamente occupato.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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