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      Quando poi si pubblicò il Niccolò de' Lapi, l'opinione che premeva di più all'Azeglio, ch'egli temeva di più, era quella del Manzoni, ond'egli, nel dicembre dell'anno 1840, scriveva alla sua seconda moglie, Luisa Blondel (la prima moglie, la figlia del Manzoni, di cui è figlia la vivente egregia marchesa Alessandrina Ricci, gli era morta dopo quattro anni di matrimonio): "Se puoi sapere che cosa dice Manzoni del mio lavoro, scrivimene qualche cosa; chè, confesso, desidero di uscir d'incertezza. Già sai che da lui mi basta sentire un: Tanto può passare." Col suo matrimonio con la Blondel l'Azeglio era diventato una seconda volta parente del Manzoni; tuttavia non può dirsi che i loro caratteri, le loro idee, i loro sentimenti si convenissero. La marchesa Alessandrina Ricci, figlia dell'Azeglio, nipotina del Manzoni, mi rappresenta in questo modo espressivo il contrasto morale che impediva ai due grandi di avere fra loro più intime relazioni: "Erano (ella scrive) di troppo diversa natura, dissentivano troppo in alcuni punti religiosi e politici. Mio nonno, fosse carattere o maggior filosofia, vedeva, per esempio, tutto color di rosa, prendeva le cose come venivano, sapeva insomma passar sopra facilmente a quelle che più lo contrariavano; ciò che, unito alla sua robusta costituzione, gli permise di campare fino ad ottantotto anni. Mio padre, invece, non prendeva, pur troppo, le cose come venivano; e di lui si può veramente dire ciò che io rimpiango continuamente, que la lame avait usé le fourreau.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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