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      È noto poi come siano state le premure dell'Azeglio governatore a Milano che fecero ottenere al Manzoni, presidente dell'Istituto Lombardo, quella pensione di dodicimila lire annue, con le quali il grand'uomo potè passar meno angustiati gii ultimi anni della sua vita.
      (54) La questione della lingua (mi scrive il Rizzi) fu, come tutti sanno, una delle passioni della sua vita. Ne parlava quanto più poteva, e con tutti; e si può dire che, dopo l'unità politica, era la cosa che gli stava più a cuore di tutte. Negli ultimi giorni della sua vita, le idee gli si erano confuse, ed egli tratto tratto diceva cose che non avevano senso, o, per lo meno, legame; ma, se si tirava il discorso sulla questione della lingua, parlava ancor sempre con quella maravigliosa lucidità, che fu uno de' suoi pregi più notevoli in tale questione; lui, così mite, così pieno di riguardi con tutti, diventava insofferente, s'irritava e qualche volta anche si sfogava. E non era già la contradizione che gli désse noia; era il modo con cui gli avversarii ponevano la questione, era il vedere che le sue ragioni non erano, anche dai migliori, combattute con altre ragioni, o negate così all'ingrosso, o trascurate, come se non meritassero nemmeno attenzione. E anche in questa, come nelle altre questioni, egli non era uomo da accontentarsi di un'adesione parziale. O tutto, o niente; la sua logica non gli permetteva di fermarsi e di acquetarsi in un punto intermedio."
      (55) Sopra l'importanza vera del Discorso storico del Manzoni intorno alla storia dei Longobardi abbiamo l'opinione stessa dell'Autore, quale egli dovette esprimerla al Fauriel ed al Cousin.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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