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      Nel concetto che si ha nella pratica, dell'attrazione un corpo attrae un altro corpo per quella forza o virtù che emana dal corpo attraente; invece la cosa è tutta diversa.
      La particella a (fig. 5) attrae la particella b per la spinta che quest'ultima riceve dall'esterno. Così la tendenza o forza che avvicina b ad a risiede o si estrinseca piuttosto nella particella attratta, mentre la particella a attraente, contrariamente al concetto empirico dell'attrazione, rimane in certo modo inerte, sebbene effettivamente l'effetto sia reciproco.
      Un corpo che cade verso la Terra, attratto, come diciamo, dalla forza di gravità, viene in realtà spinto dalla forza proveniente dall'esterno e che ha origine per la presenza della Terra, la quale intercetta i raggi dell'etere, che andrebbero altrimenti a fare equilibrio ai raggi che agiscono all'esterno del corpo attratto.
      Ciò premesso, ritornando alla prima legge, sebbene non abbia mi pare più bisogno di dimostrazione, possiamo immaginare un corpo a (fig. 6) composto di 100 particelle, il quale abbia ad uguale distanza un corpo b con 10 particelle e c con 20.
      Ognuna delle particelle di b si troverà con ognuna delle 100 particelle componenti il corpo a, nei rapporti della coppia già accennata, e quindi ogni particella delle 10 del corpo b riceverà dall'esterno 100 spinte, e tutto assieme il corpo b riceverà 10 × 100 = 1000 spinte che tenderanno ad avvicinarlo ad a. Così pure ognuna delle 20 particelle che compongono c, riceverà 100 spinte e quindi, complessivamente, c riceverà 20 × 100 = 2000 spinte che tenderanno ad avvicinarlo ad a. Quindi un corpo di numero doppio di particelle, cioè di massa doppia di un altro, sarà spinto con forza doppia con effetto identico pei due corpi.


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Lo spirito dell'universo
di Olinto De Pretto
Bocca Torino
1921 pagine 268

   





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