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      Da questa pioggia incessante di piccoli corpi, che un tempo dovevano essere naturalmente molto più abbondanti, avrebbe avuto origine anche lo stato incandescente delle stelle.
      Questa ipotesi, che ha il suo lato molto interessante ed appare forse più logica e meno artificiosa dell'ipotesi di Laplace, non è esente dal difetto comune: spiega, cioè, o tenta spiegare una piccola parte del problema, ma lascia insoluto il problema principale dell'origine prima e della fine dell'Universo e della sua energia, perchè, presto o tardi, dovrà esaurirsi la riserva delle meteore.
      L'ipotesi più accreditata per spiegare l'origine dell'energia del Sole è quella proposta dall'Helmholtz, della concentrazione solare. Tale ipotesi, in sostanza, si basa sullo stesso principio su cui si basa l'ipotesi meteorica colla differenza che, in luogo d'invocare l'intervento di materia dallo spazio, estranea al Sole, si vale della materia stessa solare.
      Un corpo in moto cede la stessa quantità di calore tanto se viene fermato bruscamente, quanto a poco a poco. Ammettendo che il Sole sia un globo gazoso, la sua contrazione darebbe origine ad uno sviluppo di calore, proporzionato alla diminuzione del suo diametro. Ma a tale emissione di calore contribuisce tutta intera la massa del Sole; così una particella superficiale si avvicina al centro di una quantità uguale alla diminuzione del raggio solare, e invece una particella, posta nell'interno, si muove meno e sotto l'impulso di una forza attrattiva minore.
      L'Helmholtz avrebbe dimostrato che una contrazione non maggiore di 75 metri del diametro solare, potrebbe rifornire il calore perduto in un anno.


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Lo spirito dell'universo
di Olinto De Pretto
Bocca Torino
1921 pagine 268

   





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