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      Ma siccome questo ancora non basterebbe per spiegare la uniformità della luce nelle differenti latitudini, si ammette inoltre che durante gli antichi periodi nei quali, fra gli organismi, dominarono quasi esclusivamente i vegetali, l'atmosfera fosse molto umida, molto carica di nubi che non lasciassero passare che una luce molto diffusa. Accettata universalmente una tale spiegazione, i geologi non indagano più oltre, ma evidentemente le obbiezioni sono molto facili.
      Il nostro globo, più caldo colla corteccia sottile ed il Sole nebuloso più dilatato, dato pure che possano ammettersi durante l'epoca carbonifera, come potranno ancora ammettersi per l'epoca terziaria delle ligniti, succeduta parecchi milioni di anni più tardi e relativamente così prossima a noi? E pure non vi ha dubbio che, secondo gli indizi della flora terziaria, doveva regnare anche in tale periodo un clima caldo fin verso i poli.
      Si ammette il Sole più grande: ma quanto più grande avrebbe dovuto essere onde poter diffondere una luce uniforme dall'equatore ai poli, per eliminare la differente ripartizione di luce a seconda delle stagioni sotto le latitudini polari?
      Ma anche se ciò fosse, non potrà mai essere eliminato l'effetto della sfericità della Terra, poichè in ogni caso sulle calotte polari i raggi cadranno molto obliqui e attraverseranno un forte spessore di atmosfera, mentre verso l'equatore cadono verticali e attraversano un minore strato d'aria e tutti sanno che da tale differenza dipende precipuamente la differenza dei climi secondo le latitudini.


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Lo spirito dell'universo
di Olinto De Pretto
Bocca Torino
1921 pagine 268

   





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