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      Nulla, in tutto ciò, che precluda la via all'analisi degli stati d'animo più disparati." E non sarebbero neanche necessarie tante dimostrazioni: basterebbe che gli analisti dicessero: "Noi siamo fatti in modo da analizzare!" Stendhal, che ha un'imaginazione psicologica, scrive la Certosa e Armanzia; Flaubert, che ne ha una tutta fisica, scrive Salammbô e la Tentazione di Sant'Antonio....
      Siamo sempre lì: i metodi sono molteplici, l'arte è una. Chi vuol rappresentare degli stati d'animo deve naturalmente ricorrere all'analisi psicologica; l'analisi psicologica essendo la narrazione del pensiero, ne deriva come nuova conseguenza che lo scrittore è costretto ad adoperare una forma tutta personale. Altra grossa quistione: Obbiettivismo, subbiettivismo; accademia forse!... Se la lasciassimo lì? Ella imagina già quel che io vorrei dire: si possono conseguire degli effetti di prim'ordine coll'un metodo e con l'altro, nè i metodi sono arbitrarii: lo psicologo sarà sempre subbiettivo; il naturalista, volendo limitarsi a riprodurre quel che vede, sarà necessariamente impersonale....
      Riassumendo perciò questo lungo discorso - era proprio tempo - se io potei prevedere i rimproveri che i critici avrebbero fatto alla mia Sorte, sono oggi ancor meglio in grado di indovinare le accuse che toccheranno a questi Documenti umani. Vuol vedere se sbaglio? Mi diranno che le favole sono troppo romantiche, che i personaggi sono troppo convenzionali, che lo stile è troppo artificioso. Nella Sorte s'incontravano troppi mastri, don e comari; qui vi saranno troppi artisti, cavalieri e contesse.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





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