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      Non v'accorgete che io vaneggio? Non v'accorgete che io sono un pazzo, un povero pazzo moribondo, doppiamente lamentevole e degno di pietà? O Madonna misericordiosa, avrete pietà di me? Perchè non mi farete ancora la carità che io vi chieggo? Infine, sono molto esigente? Che cosa imploro da voi? che mi tolleriate, che vi lasciate adorare, che mi lasciate respirare nella vostra aria, umile come uno schiavo, fedele come un cane, muto come una cosa! Oh, no! io v'inganno! non mi credete! non è possibile! la tenerezza trabocca dal gonfio mio cuore; sgorga dagli occhi in lacrime non più amare, dolcissime! irrompe dalle labbra con parole susurranti, carezzanti, più dolci delle lacrime! O vaga, o bella, o gentile, o soave, o sogno della mia morente giovinezza, o sorriso di poesia, o amor mio immortale, conosci tu i nomi con cui ti ho chiamata nella solitudine delle mie notti? Sai tu che nessuna, nessuna! ha mai sentito quei nomi da me?... Bisogna credere, non è vero, alle parole di chi muore! Ed io ti giuro, per te! che il mio cuore è rimasto vergine; che tra i fatali esperimenti della vita una cura gelosa ha fatto la guardia del mio cuore; che tu, tu sola, mi sei entrata nel cuore!... Come a lungo ti ho aspettata! Io sapevo che tu dovevi apparire. Quando la natura è stata in festa, quando il profumo dei fiori, come un incenso, è salito nel cielo clemente, e la gioia ed il tripudio hanno visitato le povere anime umane, io sono rimasto solo, ad aspettarti! Quando i tappeti delle foglie morte si distendono al suolo, ed invitano le coppie innamorate a vagare sotto le cupole d'oro dei boschi, tenendosi per mano, bevendo gli ultimi aliti del sole agonizzante, io sono rimasto solo, ad aspettarti!


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





Madonna