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      La sera innanzi Andrea le si era mostrato cosė affettuoso, cosė confidente, cosė lieto, da far supporre che ogni traccia della passata tempesta fosse oramai cancellata. Pure la baronessa non si sentiva ancora perfettamente sicura. Ferma dinanzi all'uscio fin dove ella lo aveva accompagnato, quando, all'arrivo di suo zio, dopo aver nascosto precipitosamente le lettere e la valigia, egli si era congedato, Costanza di Fastalia sentiva ancora sulle mani le labbra di Andrea che baciavano e mormoravano insieme parole di perdono e di amore.... Ora, ella si pentiva della durezza di cui aveva dato prova. Non conosceva dunque abbastanza di quale natura impressionabile, di quale anima vibrante ad ogni alito pių lieve, Andrea Ludovisi fosse dotato? Non sapeva ella ancora che quei subitanei ed irrefrenabili trasporti erano la prova pių evidente della passione che ella aveva acceso nel petto di quell'uomo? Non vi era, in quella gelosia del passato, in quel bisogno di possedere, di aver posseduto sempre e solo il cuore di lei, un sentimento di tenerezza triste e di amore prepotente che avrebbe dovuto colmarla di gioia orgogliosa?... Sė, sė; ella non era stata mai amata a quel modo; ella non aveva mai incontrata un'anima cosė amante; ella avrebbe dovuto accorgersene prima, molto prima, dirlo prima ancora che ne fosse stata richiesta!... Ma quello che non aveva fatto, non era forse ancora in suo potere?... Deludendo l'impazienza dell'attesa lunghissima, la baronessa pensava in qual modo avrebbe confessato ad Andrea il proprio inganno, con quali parole dolci come carezze gli avrebbe confessato che mai ella era stata amata come da lui, che nessuna donna avrebbe potuto mai sognare un amore pių forte, pių vivo, pių caldo.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





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