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      Ah, ella era vecchia? ella aveva i capelli bianchi?... Gli avrebbe fatto veder lei, se tutti avrebbero giudicato a quel modo!
      Ora, non ne poteva più; non si fidava più di durare in quel sacrifizio lungo ed inutile. Quella sua virtù finiva per essere ridicola. Tutti, dal primo all'ultimo, le avrebbero dato ragione, se ella fosse caduta.... Caduta? Era dunque una colpa il reclamare la propria parte di felicità, un poco d'amore?... E, ad una ad una, le si ripresentavano alla fantasia le figure di uomini intraviste in un salotto, in teatro, alle quali ella aveva pensato secretamente, nelle notti insonni, o fra il vuoto chiacchierio d'una visita di convenienza, o in chiesa, quando gli occhi fissi sul libro di preghiere non vi sapevano più leggere.... Sempre, sempre, il caso, la sua virtù, la sua disgrazia, la gelosia del marito, avevano arrestato il romanzo al primo capitolo; romanzi ella non poteva farne, era condannata a leggerli soltanto!... Suonava ad un tratto l'ora della rivincita! Ella contava bene di non lasciar sfuggire questa volta l'imprevista occasione.... E il dovere? Ah, se ella credeva che le grandi emozioni dell'amore, che gl'incanti di una di quelle passioni che fanno l'invidia del mondo, si potessero provare senza sacrificar qualche cosa!...
      La fantasia della duchessa correva, correva, ed ella aveva già architettata l'avventura. Trovava tutto agevole, in quella campagna, nell'assenza del marito; e l'illusione era così forte che ella provava il rimorso del fallo non per anco commesso se non col pensiero.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229