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      Per il giovane imbevuto di precetti rigidamente impartiti, fuori di ogni personale esperienza, era stato lungo tempo un argomento di sconforto il ritorno frequente di questa voce, la visione ostinata di quel che egli aveva già appreso a considerar come il Male. La purezza nelle azioni gli pareva una cosa molto mediocre, se ad essa non avesse corrisposto quella dei sentimenti, e con un terrore infinito egli si vedeva impotente non che a domare, ma perfino a guidare il proprio pensiero. In questa sua dolorosa incertezza, in quest'intima impotenza, egli aveva temuto di andare incontro ad una perdizione eterna, ingannando gli uomini e Dio con le aspirazioni ad una santità che si vedeva incapace di conseguire là dove appunto sarebbe stata più meritoria, nel dominio spirituale.
      Lo spirito d'analisi, grandezza e tormento dell'uomo moderno, non sarebbe che un effetto della legge cattolica dell'esame di coscienza? Qualunque ne sia l'origine, il certo è che esso prende, in certe nature superiori, uno sviluppo esorbitante, nel quale la sottigliezza dell'indagine è in ragione inversa della nettezza dei risultati. A un tale stato intimamente angoscioso la lunga pratica di scendere in fondo alla propria coscienza aveva ridotto padre Ladislao, quando egli era perfino arrivato a temere che quella sua ingenua persuasione di indegnità potesse essere una suggestione perversa, un comodo pretesto trovato per evitare la via della rinunzia e per conseguire il sodisfacimento delle sue brame secrete.
      Allora, la parola del vecchio maestro che aveva sorretto i suoi primi passi, dell'umile prete venerato come un padre, lo aveva tratto da quell'angoscia, con la dimostrazione della universalità di ciò che egli aveva creduto un caso particolare, una specie di morbosa impotenza di cui egli solo si trovava di essere vittima.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





Male Dio Ladislao