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      10 settembre.
     
      Ancora?... Avevo sognato che tutto fosse finito. Io ero rigidamente composto nelle tenebre iperboree e il silenzio stagnava tutt'intorno. Sul dubbio orizzonte un'ombra incorporea si allontanava, ed era come se l'anima mia fosse legata a quell'ombra, ed al fuggire di quell'ombra l'anima si distendeva, si distendeva, si distendeva come una elastica corda, e le sue radici gemevano dentro il mio petto, ma non per anco si strappavano; e come l'ombra correva all'infinito, all'infinito l'anima si distendeva....
      Il sole splende; la vita riprende il suo corso.
      Ancora un giorno!
     
     
      11 settembre.
     
      No, la Parola non esiste! Esistono delle parole, degli accozzamenti di sillabe, delle successioni di suoni pių o meno rapidi, che presumono di esprimere l'idea, mentre ne sono separati da un abisso, da un abisso infinitamente pių grande di quello che separa i balbettamenti del muto dalle parole.
      Io non le ho detto mai nulla. Quando il prestigio della sua presenza ha esaltate tutte le potenze della mia vita, quando il contatto della sua mano ha trasfuso nelle mie vene nuovi torrenti di un sangue pių ricco, pių rapido, pių inebriante, quando tutte le cose hanno taciuto per ascoltare il suono della sua voce, io non le ho detto nulla.
      Che cosa le avrei detto? Che ella č l'adorazione costante dell'anima mia? Č troppo poco. Che vorrei avere mille vite per darle tutte per lei? Che vorrei distruggere tutta la razza umana, perchč nessuno respiri pių l'aria che ella respira, perchč nessuno calpesti pių la terra che la sorregge, perchč nessuno contempli pių il cielo che impallidisce quando l'azzurro dei suoi occhi lo fissano?


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





Parola