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      Ora, le mie parole non rispondono mai al mio pensiero - perchè sono parole; vuol dire qualcosa di determinato, di concreto, di fisso, di immutabile; ed il pensiero possiede le qualità perfettamente opposte; esso non è, ma diviene, si fa, in una gestazione perenne.... Le parole non rappresentano se non un fuggevole istante di questa rapidissima successione - ed è come se uno, per dare l'imagine del movimento, rappresentasse il mobile fermo in diversi punti della sua traiettoria.
     
     
      15 ottobre.
     
      Talvolta io fingo con me stesso, nell'intimità impenetrabile della mia coscienza, e spesso non so dove finisce la sincerità, e dove comincia la menzogna.
      Se io non posso gettare uno scandaglio in questo baratro del mio pensiero, come potrà altri esplorarlo per mezzo delle mie parole?
     
     
      Notte.
     
      Talvolta, io non l'amavo....
     
     
      16 ottobre.
     
     
      È un mese che io non parlo più, che dal mio labbro non escono se non le poche parole necessarie ai brevi rapporti di questa mia vita raminga. Quando io mi son deciso a parlare, nel tempo che pronunzio le prime parole, il mio pensiero è già mille miglia lontano da quel punto di partenza.
      Io mi ripiego su me stesso, io vivo di me e per me: l'anima mia è un mondo, e la vita cesserà prima che io ne abbia compiuta l'esplorazione.
      Leggo talvolta, e le voci dei grandi spiriti poetici, dei pensatori profondi, risvegliano mille echi nelle più recondite pieghe della mia mente.
     
     
      Sera.
     
      M'inganno ancora. La parola scritta risponde più imperfettamente all'espressione del pensiero. Parlando, si è più ingenui, più fedeli, più veri; la scrittura è un'arte - voglio dire un artifizio.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229