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      La pace era profonda: non una voce, non un movimento; le barche dalle alte vele latine parevano immobili, nella distanza.
      Fritz Eisenstein, l'ospite, si scosse dal suo torpore, e passando una mano nella selva della sua capigliatura, esclamò:
      - Sapete che noi dovremmo vederci più spesso? Non sarebbe un ideale ridurci qui, tutti e tre, lontani dal chiasso, vivendo nel mondo dello spirito, nella pura astrazione?... Noi ricorderemmo la nostra vita passata, e nulla sarebbe più interessante del viaggio di esplorazione che ciascuno di noi farebbe nella coscienza dell'altro....
      Allora, finalmente, dopo lunghe divagazioni, dopo un silenzio imposto dalla calma suprema dello spettacolo, una parola fu pronunziata in quella conversazione di giovani: la Donna.
      - Ah, parliamone! - diceva Fritz Eisenstein, portando alle labbra con un gesto automatico il bicchiere e riponendolo tosto in mezzo alla tavola. - Vi è stato un tempo in cui la fine di Edgardo Poe mi ha sedotto.... - E, con la stessa larghezza con cui aveva fatto gli onori di casa ai compagni, egli cominciò a raccontare un suo fosco dramma d'amore, con l'accento malfermo di chi, avendo rasentato un precipizio e provate le prime vertigini, non può ripensare al pericolo senza temere d'esserne tuttora minacciato.
      Franz von Rödrich ascoltava attentamente, coi gomiti sulla tavola e la testa fra le mani, mentre Ludwig Kopfliche, un po' abbandonato, le braccia pendenti, gli occhi rovesciati, seguiva per aria le spirali azzurrine della sua sigaretta odorosa.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





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