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      E che libri son questi?
      dissi; "Sono la Storia Romana di Rollin e di Crévier, - disse lui, - ma non la puoi leggere se non quando sarai giunto alla terza classe". Io stetti zitto; ma avevo una matta voglia di leggere; e in segreto mi divorai in pochi mesi tutti quei volumi. Me ne stavo chiuso nella mia cameretta da letto, che avevo comune con Giovannino, e leggevo leggevo. Una volti mi capitò il Telemaco, e mi c'ingolfai tanto che dimenticai il mangiare, e fu un gran ridere in casa. Leggevo tutto ciò che mi veniva nelle mani, soprattutto tragedie, commedie e romanzi.
      Si meravigliavano della mia memoria, perché letto appena o udito un discorso anche lungo, ripeteva tutto per filo e per segno, e spesso parola per parola. Un grande esercizio di memoria era in quella scuola, dovendo ficcarsi in mente i versetti del Portoreale, la grammatica di Soave, la rettorica di Falconieri, le Storie di Goldsmith, la Gerusalemme del Tasso, le ariette del Metastasio; tutti i sabati si recitavano centinaia di versi latini a memoria. In queste gare vincevo sempre io; pure questa facilità di memoria mi teneva stretto alle parole e mi toglieva l'impressione delle cose. Spesso Giovannino intendeva meglio di me e sentiva piú finemente.
      In quella prima febbre di lettura ci capitarono i romanzi di Walter Scott. Leggevamo in segreto come fosse un delitto. Giovannino ci lesse il Leicester, a me e ad alcuni compagni e a qualche pensionista che dimorava con noi, come Carlo Bosco, Amaduri. A noi pareva la rivelazione di un mondo nuovo.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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