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      Questa è parola poetica, questa è plebea, questa è volgare, questa è troppo usata, l'è un arcaismo, l'è un francesismo
      . Accompagnava queste sentenze con lazzi, motti, esclamazioni e pugni sulla tavola. Io ne avevo la testa intronata. Poi si lesse un lavoro, e ciascuno de' maggiorenti a dir la sua, tra il profondo silenzio della moltitudine. Finalmente si fece la lettura. Francesco Costabile avea bella presenza, bella voce; leggeva bene, interrotto dalle esclamazioni del marchese, il quale di rido faceva qualche osservazione, ma rivelava con impeto le sue impressioni, e le travasava nei nostri petti. Non voleva esser detto maestro, né che il suo studio si chiamasse scuola; né che le sue conversazioni si chiamassero lezioni. Quelle due o tre ore passarono per me velocemente; e mi tardava, giunto a casa, che tornasse l'ora del marchese Puoti.
      Uso alle Notti di Young e a Jacopo Ortis e alle Notti Romane del Verri, quel dire semplice e sgrammaticato del Villani non mi entrava. Ma quando vidi una eletta schiera di giovani sobbarcarsi a quelle letture, e professare quelle dottrine del Puoti con entusiasmo di novellini, mi dovetti persuadere che Francesco Costabile ne sapeva piú di me, e ch'io era un ignorante, e doveva rifare i miei studi. Il desiderio di comparire, e di piacere al marchese e di attirare i suoi sguardi entrava in gran parte nella mia persuasione. E lasciai lí studi di filosofia e di legge e letture di commedie, di tragedie e di romanzi e di poesie, e mi gittai perdutamente tra gli scrittori dell'aureo trecento.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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