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      Venne il dimane. Mi avviai e mi trovai innanzi al Gesú, ma indugiavo e non volevo entrare, e un pensiero mi diceva: "Sí, entra". Tra entrare e non entrare continuavo il cammino, e mi trovai dal marchese Puoti, e a chiesa non ci tornai piú.
      Mio zio era rimasto percosso, s'era fatto piú curvo, e rompeva spesso in atti d'impazienza. Qualche volta vidi che lacrimava. Mi sembrò che fosse divenuto un po' freddo con me, e non mi volesse piú quel bene. Una sera, mentre io gli facevo le moine, si levò e mi percosse, e dovettero trarmi dalle sue mani. Cosa era nato? Anche oggi non lo so. Un'altra volta s'andava a fare una scampagnata sopra i Cacciottoli. Eravamo giunti al largo della Pigna Secca, quando dissero a zio che io portava una calzetta rotta, e zio s'infuriò e mi ordinò di ritirarmi a casa. Il mattino, secondo il solito, andai allo zio e dissi: "Zio, sono le sei e mezzo". Tornato piú tardi lo chiamai un'altra volta, egli si levò. Ero entrato in cucina allora allora, quando mi giunse una voce: "Ciccillo! Ciccillo!" Tesi l'orecchio, e la voce ripeté "Ciccillo!" Corsi e vidi che lo zio era per terra, e mi chinai per alzarlo, ed egli fece un gesto d'impazienza, come volesse dire: "Cosa puoi fare tu?" Corsi da zio Pietro, gridando: "Zio è caduto". Fummo tutti attorno a lui, e a gran fatica fu potuto rimettere a letto. Aveva perduto tutto il lato sinistro. Ecco subito salassi e sanguisughe e digiuni e cuffia di ghiaccio. Riebbe la parola, ci guardò, ci ravvisò. Noti lasciò piú il letto.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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