Pagina (60/249)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Posi loro in mano le lettere di Annibal Caro. Era una novità ardita che piacque. La base dello studio era il latino. Per l'italiano, oltre la lettura del Tasso, non c'era altro. Prima si destò la curiosità; poi si cominciò a spigolare frasi; ma questo gioco presto venne a noia a me ed a loro. Cominciai a fare osservazioni sopra i sensi delle parole, sul nesso logico delle idee, sulla espressione del sentimento, sulle intenzioni e sulle malizie dello scrittore. Erano cose nuove per loro e per me, che faceva con que' commenti improvvisati opera sottile e ingegnosa. Si andò tanto innanzi che ne uscí un trattatello sul genere epistolare, di cui fece una bella copia un tal Francesco Durelli. Bassa persona, faccia terrea, occhi piccoli senza espressione, fisionomia senza colore, mi pare ancora di vederlo questo ragazzotto, che m'era inferiore d'età. Si era stretto a me; mi veniva a trovare spesso; mi lusingava con lodi esagerate, che per la prima volta accarezzavano il mio orecchio. Io, inesperto della vita e degli uomini, in un momento d'abbandono gli dissi le mie angustie: "Che sarà di me?" E lui a spacciar protezioni, a vantar nobili parentadi e grandi amicizie; e io apriva gli occhi e beveva tutto. Mi parlò di un tale Schmücher segretario della Regina Madre e suo grande amico, e "Gli voglio mostrare questo tuo trattatello; vedrà che tu sei forte nel genere epistolare e ti prenderà a' suoi servigi; ma tu devi raggiustare la tua calligrafia". Io mi feci venire un maestro, e cominciai a tirare aste in su e in giú, a studiare il maiuscolo e il corsivo, il francese e l'inglese.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Annibal Caro Tasso Francesco Durelli Schmücher Regina Madre