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      Ma se non viene piú!
      diss'io. E d'una in altra parola gli sballai tutto. La mia semplicità lo fece prima ridere; poi si adirò contro il nipote, e ch'era un bugiardo, un intrigante, un discolo, e mi promise le piastre, e che avrebbe fatto, avrebbe detto. Ma quelle povere piastre non tornarono piú. E cosí per tema di vederle in mano a zio Pietro finirono tra le unghie di un bricconcello. Non vidi mai piú questo scroccone e fu questa la prima truffa che mi fu fatta.
      Non potevo levarmi dinanzi quelle piastre lucenti, ch'erano il mio secreto, il mio bene. Peggio è che non potevo sfogarmi con alcuno, stizzoso della burla e pauroso delle beffe. Poi pensai all'impiego. "E perché non andrei io da cotesto signor Schmücher? colui gli ha parlato; il mio nome debb'essere scritto, non sono ora un ignoto". Mi feci animo. E un dí ch'egli teneva udienza, me gli presentai. Gli raccontai tutto. Era un buon tedesco, alto della persona, con la faccia rubiconda e sazia, di modi schietti. "Chi è questo signor Durelli? Non so nulla io". Allora io gli parlai dei miei studi, e che sapevo scriver lettere, e che avevo una calligrafia non cattiva. Egli m'interruppe, e mi guardò fiso e disse: "Ma non c'è nessuna persona che prenda cura di lei?" Io con gli occhi in aria risposi: "Sí; c'è lo zio". "E dunque?" Innanzi a quel dunque rimasi di stucco, come tocco da un fulmine. Non balbettai neppure. Vedendomi a testa bassa e muto, mi volse le spalle indicando l'uscio. L'usciere voleva il regalo, e io gli posi in mano quelle poche grana che mi trovai, e lui crollando il capo e protendendo le labbra, mi chiamò un pezzente, un calabrese.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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