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      Parte puntiglio, parte curiosità, non mi risolsi di andar via, preferendo quella lettura, tanto piú gustosa quanto piú ritardata, all'adempimento del dover mio. Gridai: "Cameriere!" Venne; e, trovati due soldi di regalo per lui, disse: "Grazie". "Come si fa? - diss'io, - anch'io ho diritto di leggere". Il cameriere capí, e si voltò a quel signore pancione e tabaccone, dicendo: "Quel signore aspetta". E lui senza moversi disse: "Ho finito". Io respirai; l'amico era in terza pagina, e stava col naso giú giú. Fra poco avrà finito! Ma che finito d'Egitto! Egli spiava me di sotto agli occhiali, mentre io spiava lui, e, tranquillo e impassibile, voltò la quarta pagina. "Anche gli annunzi, - diss'io, - costui legge anche gli annunzi!" Vidi in lui un mezzo riso, e mi balenò che in lui doveva esserci partito preso, e che per me non c'era misericordia. Uscii sconfitto, in collera contro di me che avevo perso tanto tempo attorno a un imbecille. E giurai che non ci sarei capitato piú. Ma poi ci capitavo spesso; la natura era piú forte dei giuramenti.
      Quelle letture mi facevano tanta impressione, ch'io ne parlavo con tutti, in ogni occasione, e faceva dei soliloqui, perché nessuno leggeva i giornali. Io avevo tale memoria, che spesso ripetevo punto per punto qualcuno di quei discorsi. Essi mi udivano con maraviglia, ma senza interesse. Di politica si parlava poco, e io stesso sentiva un'ammirazione letteraria per quei potenti oratori; ma di politica non me ne incaricavo, secondo il motto napolitano.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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