Pagina (122/249)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Mi venivano nella memoria i miei antichi studi di filosofia, e quei Salviati e quei Castelvetri mi parevano addirittura pigmei dirimpetto a quei grandi, mia delizia un giorno e mio amore. Perciò mi gettai con avidità sopra i rettori e i grammatici del secolo decimottavo, con un segreto che mi cresceva l'appetito, vedendomi sempre addosso gli occhi del marchese. Lessi tutto il corso che Condillac aveva compilato a uso di non so qual principe ereditario. Studiai molto Tracy e Dumarsais. Il marchese, saputo dei miei studi, mi perdonò, a patto che non valicassi i confini della grammatica, e m'indicò un tale, che ora non ricordo, come un buon scrittore di grammatica generale. Io leggeva tutto, il buono, il cattivo e il mediocre, grammatiche ragionate, filosofiche e comparate. Quei cinquecentisti mi facevano stomaco; mi ribellai contro l'antico me, chiamando pedanteria tutto quello che due anni prima mi pareva l'apice del sapere: De Stefano e Rodinò mi si erano impiccoliti, e montai in superbia, e presi aria di filosofo. Cosí ero fatto io, quando il marchese mi diede a scozzonare quella brava gioventú. Il mio scopo doveva essere di apparecchiare i giovani alla scuola del Puoti; doveva essere una scuola preparatoria; ma quando mi sentivo lontano dagli occhi del marchese, mi si scioglieva la lingua, e mi abbandonavo sfrenatamente al mio genio, e davo del pedante a dritta e a manca, e avevo sempre in bocca la Scienza.
      Tra i miei scartafacci pescai un giorno alcune prolusioni di quel tempo, delle quali diedi molti brani nei Nuovi saggi critici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Salviati Castelvetri Condillac Tracy Dumarsais De Stefano Rodinò Puoti Scienza Nuovi