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      Il marchese le avea rivedute, e ci aveva messo quello stampo tutto suo di classicitą ideale. Ivi io me la prendo contro i pedanti con una stizza ridicola, e abbozzo l'immagine di una grammatica storica e filosofica, pigliando le mosse da un concetto di Quintiliano, e ribattendo il Sanzio, ch'io chiamavo "il Cartesio dei grammatici". Quella tale grammatica tipica io chiamava grammatica metodica; e volevo dire che non doveva essere una lista di esempi e di regole e di osservazioni infilzate l'una all'altra, ma una vera scienza posta sopra saldi principii con quel chiaro ordine, con quel filo segreto, che ti conduce dall'un capo all'altro, quasi per mano. Ivi prendo l'aria di un novatore, e trovo che tutto va male, che tutto č a rifare. Ecco qui un ritratto, come mi venne in quei giorni sotto la penna. "Niuna pratica dell'arte dello scrivere; niuna cognizione de' nobili nostri scrittori; malvagio gusto; pensieri non italiani; un predicar continuo puritą, correzione; esempli contrari di barbarismi ed errori...; in malvagio stato trovasi la sintassi; squallida e incerta č l'ortografia; le regole del ben pronunziare dubbiose e mal ferme; niente di certo, niente di determinato intorno alla dipendenza de' tempi, al reggimento delle congiunzioni; principii opposti; opinioni contrarie". Io avevo l'aria di voler riformare il genere umano, e parlavo alto e sicuro. Non ci č cosa che possa tanto sui giovani quanto questo tono sicuro d'imberbe. Fanno subito coro, e predicano il verbo, e propagano la fede.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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