Pagina (167/249)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Fui allegro. Quei giorni mi parvero lunghissimi. Lei non si lasciava vedere, e io diceva: "Poverina! è malata". La domenica non promisi a zio Peppe di passeggiare con lui, volevo esser libero. La trovai lí, tra l'erbe; mi venne incontro mogia mogia, malinconica. L'avrei abbracciata, se non fosse stata via pubblica. Lei mi si mise sotto il braccio senza cerimonie, e mi contò la sua storiella di quei giorni, e io le contai la mia. Tra vezzi e rimbrotti, mi tirava seco come un fanciullo; e mi menò per una svolta, in un bel pratello erboso e fiorito, dov'erano di grosse pietre muscose, come sedili fatti apposta per noi. "Fa caldo, - disse lei, - sono stanca; sediamo qui". Io la guardava; non l'aveva mai vista cosí bene. Aveva un bel cappellino che ombreggiava un visetto grazioso; era una simpatica creatura. Quel suo riso mi ammaliava, e ci aveva messo dentro non so che malinconia piena di dolcezza. Vivi sudori mi scorrevano sulla fronte, e lei si cavò di tasca un fazzoletto odoroso, e me li asciugava, accostando il viso; e io mi trovai con la bocca sulla sua fronte, e le labbra mi tremavano. Stupito della mia temerità, e turbato, mi levai. Ella mi seguí, facendo un: oh! Mi gittai a terra, raccattando la sua sciarpina che le si era sciolta dalla gola. Gliela porsi; ma lei mise la mano indietro, dicendo: "Non vuoi legarmela tu?" Mi avvicinai a quella gola, ma non ci vedevo, e le mani s'imbrogliavano, timorose di toccare il nudo della carne. E lei rideva, rideva d'un riso birichino, e s'aggiustò la sciarpa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Peppe