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      Andavo accompagnando queste teorie con esempli e applicazioni copiose, quasi sempre nuove. A me era di stimolo la mia opposizione alla corrente. Non s'imparavano che forme, e io tirava gli spiriti a guardare sotto di esse le cose. L'effetto era maraviglioso. Io stesso non mi rendevo conto di questa maraviglia, e neppure i giovani. Era una ginnastica intellettuale, che acuiva l'intelligenza e spoltriva l'immaginazione. Avvenivano nuove rivelazioni. Quando mi veniva alle mani un lavoro che usciva dal comune, la faccia mi raggiava, e dicevo: "Ecco una nuova rivelazione". La lettura del lavoro finiva tra i battimani e i mi rallegro.
      Un giorno di vacanza mi trovavo alla Prefettura vecchia. Faceva un caldo grande; era nelle prime ore vespertine, quello che in Napoli si chiama la contr'ora. Io era volto verso casi, e mi frullava pel capo la lezione del dí appresso. Stavo per infilare la strada che mena alla Posta, quando vidi una laida vecchia che mi faceva l'occhiolino, e io voltai la faccia con disgusto. Ma lei mi si accostò dicendo: "Bel cavaliere, volete voi accompagnarmi? In questa maledetta Napoli le donne non possono andar sole". Mi venne in pensiero: "la bella giovinetta, che ha paura di andar sola!" Ma rimasi a bocca chiusa, e lei senza piú mi si mise sotto il braccio. Mi tirò a dritta della Prefettura, per una brutta discesa, ch'io non avevo vista mai. E cammina cammina, mi trovai ingolfato tra vicoli fetenti che vedevo per la prima volta. "Ma dove andiamo?" Diss'io infine, rinnegata la pazienza e turandomi il naso.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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