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      E lei, con la vocina rauca di uno strumento scordato, disse: "E mi volete lasciar cosí in queste brutte vie, signor cavaliere?" Io ansava per il caldo, avevo ritirato il braccio e la guardava fiso. Era una strega, con la faccia di un rosso carico, che pareva un empiastro. C'era in quella fisonomia non so che d'equivoco. Stetti per dirle: "Vai al diavolo!"; ma la mia naturale delicatezza mi tenne. E lei diceva: "Via, siate buono; avete fatto il piú, fate il meno, solo pochi passi". E mi si rimise sotto il braccio, e mi tirò seco, ringraziandomi e lodando il mio buon garbo. Andammo ancora un bel tratto, scendendo verso la Marinella, e ci fermammo a un uscio. Lei disse: "Fatemi ancora una grazia; accompagnatemi quassú; faccio una visita, e poi vi lascio". Entrammo in un salotto, dov'erano certe figure, gente di cattivo odore, come a dire falsarii di carte, usurai e simil risma. Lei entrò con impeto e disse: "Ecco, vi presento il signor contino". "Ah!" fecero quelli, e s'inchinarono. "Avete visto? - gridò la strega. - O ch'io era un cencio? o ch'io dicevo bugie?" E gridava per cento, e voleva ragione. Io stavo come un asino in mezzo ai suoni, e non ci capivo nulla, e non volli svergognare la sgualdrina. Quelli facevano scuse, e si tirarono con lei da parte, e parlarono a bassa voce. Poi la mi disse: "Andiamo, signor contino". Io aveva una grande stizza in corpo. Giunti in istrada, lei con un riso di caricatura mi disse: "Signor contino! signor contino!" E a me usci di bocca finalmente: "Vai al diavolo!


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Marinella