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      E, volte le spalle, studiai il passo, dicendo:
      Dunque, allons, torniamo alla lezione!" Il dí appresso raccontai ai giovani come io era stato conte per un quarto d'ora, e fecero le grandi risa, ammirando la mia semplicità.
     
     
      Capitolo VENTESIMOQUARTOCAMILLO DE MEIS E LA MIA SCUOLA
     
      La mia casa era cosí silenziosa, che mi ci pareva naufragare. E quando seppi che voleva abitare con me un giovane appartenente a una famiglia stretta d'antica amicizia con la mia ci ebbi gusto. E fu un vero acquisto.
      Costui era Giambattista Mauro, di Andretta, un paese prossimo al mio. Veniva a fare i suoi studi, ai quali si diede con una serietà superiore agli anni. Semplice, modesto, sobrio di parole, di carattere facile e paziente, mi fu dolce compagno, e la compagnia si mutò presto in una stretta amicizia, fondata sulla stima. Mi pagava dodici ducati al mese. Piú tardi capitò un greco, certo Giovanni M... Educato a Parigi, veniva in Napoli per compiere i suoi studi, affidato alle mie cure. Mi offerse cinquanta ducati al mese. Questo mi fece aprir gli occhi. Mi parve una somma enorme, e quasi un tesoro venutomi da qualche zio d'America. Quei cinquanta ducati mi parevano una ricchezza inconsumabile, e, per fare onore all'ospite, non guardai a spese. Gli diedi la piú bella stanza e provvidi che il desinare fosse lauto. Era un giovane sveltissimo e vivacissimo, l'allegria della casa. La natura lo aveva fatto a grandi cose, ma i quattrini e Parigi avevano guasta l'opera della natura. Crebbe frivolo, superficiale; faceva dello spirito; motteggiava con frizzi spesso volgari.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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