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      Il livello infatti s'era tanto alzato, ch'io mi misi in pensiero, e misuravo le cose e le parole, perché essi, sincerissimi e attentissimi, talora mi guardavano con un'aria impersuasa, alzando il muso con un atto che voleva dire: "Questa volta non ha dato nel segno". Io mi ripetevo, rincalzavo, mi spiegavo meglio; ma la mia coscienza si avviliva in quel mio armeggiare, e la mia sincerità mi dipingeva sul volto la mia condanna. Questo mi rendeva piú preziosa la loro approvazione, ugualmente sincera, e mi stimolava a raccogliermi e a studiar bene. Non era in verità cosa facile imbroccare la situazione, guardando, nel fare la critica, la cosa da quei lati che l'argomento richiedeva. Talora si rimaneva troppo sul generale e s'ingrandiva il quadro, e questo avveniva per lo piú con frequenti richiami da parte mia. Qualche volta ci capitavo io, ed il loro volto diceva: "Ecco, anche lui ha incespicato". I due che avevano acquistato piú autorità erano Magliani e De Meis. Magliani era un po' secco, ma preciso e serrato. Però il suo dire non andava al cuore e non destava entusiasmo. De Meis era insinuante, incisivo, facile all'emozione, e guadagnava gli animi e suscitava le approvazioni.
      Una sera la scuola era molto animata. Io ero di buonissimo umore, e lessi la Griselda del Boccaccio. Feci parecchie osservazioni piccanti, e scelsi tre giovani perché studiassero la novella e ne facessero la critica. Tra questi era De Meis, che si scusò allegando le sue occupazioni, ma insieme ci annunziò un suo lavoro.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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