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      La dignitą non č cosa passiva, e non č cosa esteriore; il decoro č la sua apparenza, non č lei. La dignitą č uno sforzo verso il meglio, che nobilita la persona". Queste idee mi venivano fuori, non in forma di lezione, ma secondo l'occasione, e trovavano il loro luogo specialmente nella critica degli autori e nelle mie prolusioni. Ho trovato nelle mie vecchie carte vari brani d'un discorso che pronunziai in quell'anno. Voglio riferirne alcuni, che daranno un concetto della scuola: "Ed ecco, noi siamo qui insieme un'altra volta: amico, rivedo gli amici miei. Con questa cara parola ci separammo l'ultima volta, e questa cara parola mi ritorna ora sul labbro. Voi, giovani, che qui la prima volta venite, specchiatevi in coloro ch'io ho chiamati col nome di amici miei; e il loro esempio vi mostri che delle lettere il primo frutto č gentilezza; e ricordatevi che spesso la bontą genera la sapienza e il cuore ispira la mente. Questo č il fondamento della nostra scuola; e quando vi sarete avvezzi a scrivere quello che avete prima sentito, voi non descriverete piś battaglie, assedi, tempeste, tombe e cimiteri, e non scriverete piś lettere di complimenti, di congratulazioni, di lode, voi, giovani sdegnosi dell'adulare, e schivi di quelle civili menzogne che chiamano cerimonia e convenevoli. No: preparatevi a scrivere con veritą e naturalezza, serbando inviolata in voi l'umana dignitą. Sia questo il principio e l'insegna della nostra scuola".
      Queste idee non erano rettorica, anzi talora mi venivano di rimbalzo dalla stessa scuola.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249